Operazione Tokio sul podio de ilPod 2025

Riportando tutto a casa

“Riportando tutto a casa” è il titolo di un album (un disco, avrei detto io allora) di poco più di 30 anni fa, che io al tempo ho ascoltato fino alla noia e che racconta in musica tutto quello che i membri della band hanno visto, sentito e assorbito lungo i loro viaggi. Indica il modo e il tempo in cui cambiamo, con la fantastica ambiguità del gerundio: cambiamo perché riportiamo tutto a casa e capiamo di essere cambiati quando iniziamo a riportare tutto a casa: riportando tutto a casa, appunto.

È quello che facciamo tutti, quando qualcosa finisce.

Operazione Tokio è uscito all’inizio di aprile del 2024 e a suo modo è stato un viaggio, che, mi sembra di poter dire, si è concluso l’11 maggio 2025 a Piacenza. Sono passati alcuni giorni, ma ancora faccio fatica a scriverlo, perché faccio fatica a crederci: Operazione Tokio è stato selezionato tra i tre migliori Podcast del 2024 nella categoria “Indie informazione”.

Il podio de ilPod 2025 – categoria “Indie informazione”

Lo riscrivo ancora, non si sa mai che diventi più vero: Operazione Tokio è stato votato da una giuria di settore tra i tre migliori podcast indipendenti del 2024 a tema informazione. E non in una competizione qualsiasi, ma a ilPod.

Il Pod è il premio più importante del mondo del Podcasting italiano. Nominati, insieme ad Operazione Tokio, c’erano tutti i grandi nomi della scena, i grandi produttori, i grandi distributori, i grandi autori… C’era RAIPlay Sound, c’erano Chora Media e Sky, c’era Audible… E soprattutto c’erano un sacco di Podcast incredibili.

I due che hanno preceduto Operazione Tokio sul podio della giuria sono 10:25 – La vera storia dietro alla strage di Bologna, di Gabriele Cruciata e Dario De Santis, e Merce di Scambio, di Teresa Potenza, sul commercio illegale di organi. Sono due storie ricercate benissimo, che per motivi diversi ti vanno sotto la pelle, sono raccontate con garbo e con delicatezza, sono storie “lente” in tutta la bellezza e l’importanza rivoluzionaria di questo aggettivo e sono realizzate in modo estremamente professionale. E lo stesso vale per gli altri nominati.

Insomma, essere lì in mezzo a loro è una soddisfazione incredibile ed è – appunto – il modo migliore per chiudere questo viaggio, iniziato quasi per caso, che ha sviluppato una dinamica inimmaginabile.

È stato un viaggio che non ho fatto da solo e ve l’ho già detto mille volte, ma – ancora, sempre, di cuore – grazie!

Quando cammini per strade che non conosci, c’è il rischio di perdersi: ricordo ancora ad esempio il lavoro di montaggio della sesta puntata, che ci lasciava sempre insoddisfatti e sembrava non finire mai. Lontana l’euforia della partenza, lontano lo striscione dell’arrivo.
Ma visti da oggi quei giri su noi stessi sono stati solo altra strada: anche perdersi è parte del cammino.

E poi ricordo la sensazione strana quando Operazione Tokio è stato pubblicato: e adesso?

E adesso credevo che tutto fosse finito… E invece il viaggio vero stava solo per iniziare. Abbiamo toccato tutti i continenti e da tanti angoli di questo mondo rotondo ci sono ritornati a casa messaggi, manifestazioni inaspettate e sincere di affetto, ringraziamenti e incoraggiamenti.

Lì, da qualche parte dietro alle sfumature di blu, ci sono persone che hanno interagito con Operazione Tokio.

Quelle mail, quei messaggi, quei vocali, quegli abbracci dal vivo di chi – tanti, davvero – ci aveva ascoltato, sono stati la prima grande e generosa ricompensa di questo lavoro.

Grazie a tutte e tutti, perché ascoltando, criticando, lodando e parlando ad altre persone di Operazione Tokio avete partecipato e contribuito a questo viaggio! Siete stati un crowdfunding infinitodi energia, di gioia, di curiosità e di riconoscenza!

Ma c’è stata un’altra grande ricompensa: questa storia mi ha dato la possibilità di conoscere Hubert Hohlbein e Joachim Neumann, due persone straordinarie per quello che hanno fatto, ma anche per quello che sono.

In tedesco esiste un’espressione che rende molto bene quello che sento di essere: uno Zweitzeuge, cioè un testimone indiretto. Ma quell’essere quasi “di seconda mano” non è un attestato di (de)merito; è solo il nostro posto sulla linea del tempo e il riassunto del compito affidatoci dalla Storia: non consumare la memoria che ci è stata donata, ma tenerla in vita per regalarla alla prossima generazione. È per rispetto e riconoscenza alla vita di Hubert Hohlbein e Joachim Neumann che da un corso di traduzione è nato un Podcast e da quel Podcast è partito questo viaggio.

Che poi i vari piani si sono incrociati, a volte: a gennaio ho accompagnato un gruppo di giovani ventenni a Berlino per conoscere il signor Neumann e la sua storia. Hanno ascoltato in silenzio, nel vento tagliente della Bernauer Straße, con occhi attenti, commossi, interessati e increduli. Anche loro Zweitzeugen.

Joachim Neumann racconta la storia di Operazione Tokio nel luogo in cui si è svolta: la Bernauer Straße.

Questo tesoro ho intenzione di custodirlo per sempre
e […] di tramandarlo a mia volta, nel momento in cui ne avrò la possibilità.
Aver potuto incontrare il signor Neumann è stato un altro grande regalo,
sentirlo parlare mi ha riempito il cuore. (Asia)

Spero nel mio piccolo di poter condividere questa storia con
quante più persone possibile e che possa donare tanta
speranza quanta ne ha donata a me. (Giorgia)

Sono emozioni che ancora per poco ci sarà la possibilità di conoscere
e io sono grata di essere diventata, a mia volta, un testimone
e di poter tramandare, nel mio piccolo, quello che è successo
nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1964. (Camilla)

E ora è il momento di chiudere e di riportare tutto questo a casa, come il titolo di quell’album. Riorganizzare i ricordi, far germogliare i colori, le sensazioni, i sentimenti e l’energia di questo lungo cammino e – chissà – prepararsi per il prossimo viaggio.

Erlangen, 15 maggio 2025

Foto:

  • Podio ilPod 2025 – Categoria “Indie Informazione”: ilPod | All Rights Reserved